27 maggio 1993: Strage dei Georgofili, quando la mafia colpì il patrimonio artistico italiano

L'antefatto Il periodo 1992-1993 fu uno dei periodi più difficili della nostra storia Repubblicana. Fu il periodo in cui i principali esponenti di Cosa Nostra, a seguito delle pesanti condanne definitive del Maxiprocesso, avviarono una serie di attentati terroristici nei confronti di politici, magistrati, ma che colpirono anche il patrimonio culturale-artistico italiano e alcuni esponenti della società civile. Nel 1991 si riunì la commissione regionale e poi quella provinciale di Cosa Nostra, per sferrare un duro colpo nei confronti dello Stato. Il 30 gennaio 1992 infatti, la corte di Cassazione confermò quasi tutte le pesanti condanne nei confronti dei principali esponenti di Cosa Nostra imputati nel Maxiprocesso. I primi obiettivi furono i politici: il 12 marzo fu ucciso l'onorevole Salvo Lima, principale esponente della DC in Sicilia, colpevole secondo i mafiosi, di non essere riuscito a mantenere le promesse. La mafia si stava preparando…

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L’opera di Ilaria, in memoria della strage di Capaci.

Ilaria e la sua arte, giovani che interpretano il mondo La sezione #RaccontaAncheTu sul nostro sito web, raccoglie gli articoli, i pensieri, i punti di vista dei nostri lettori. Una nostra carissima lettrice, Ilaria Giardinieri, ci ha inviato l'opera che ha realizzato con impegno e passione in occasione del 23 maggio 2019, in memoria della strage di Capaci.  Ilaria Giardinieri, di origini ternane, concepisce l'arte come strumento di polemica sociale, frutto di un'elaborazione semplice ed efficace, che si basa sui criteri dell'essenzialità, facendo leva sull'immediatezza della percezione visiva. Questo quadro nasce dall'esigenza di una commemorazione storica di grande rilievo. L'attenzione è volta non tanto ad una semplice memoria di quanto accaduto, ma punta ad una riflessione più ampia e critica di quello che ha rappresentato quel giorno per la storia del nostro Paese e non solo.  Si evince un'Italia smarrita, dilaniata, sconfitta dal sopruso…

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La strage di 28 anni fa: quando non fummo Capaci di proteggere Giovanni Falcone.

Erano le 17:58 del 23 maggio del 1992, quando sull'autostrada A29, nei pressi dello svincolo di Capaci, fu ucciso il magistrato Giovanni Falcone, sua moglie Francesca Morvillo ed i tre agenti della scorta: Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro.  In quell'esplosione causata da più di 500 kili di tritolo, l' autostrada divenne un cumulo di macerie.  Luogo della strage I sopravvissuti furono gli agenti Paolo Capuzza, Angelo Corbo, Gaspare Cervello e l'autista giudiziario Giuseppe Costanza.  Il 23 maggio, Cosa Nostra organizzò una delle stragi più cruente e simboliche del nostro Paese. Usarono più di 500 kili di tritolo per far saltare in aria quel magistrato, che aveva inferto un duro colpo a Cosa Nostra. Ricostruzione della strage Quel giorno il dott. Falcone, dopo essere partito da Roma, come ogni fine settimana, arrivò all'aeroporto di Punta Raisi, dove lo stava già aspettando la moglie…

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Il ricordo di Giovanni Falcone,  tra la mera retorica e qualcosa in più.

La sezione #RaccontaAncheTu raccoglie gli articoli, i pensieri, i punti di vista dei nostri lettori. In occasione del #23maggio2019 vi invitiamo a leggere questa bellissima e profonda riflessione della nostra lettrice  Marilena Lotti. Ventisette anni fa, in un sabato di maggio come tanti, Giovanni Falcone veniva ucciso su un'autostrada della sua Palermo, mentre tornava a casa per festeggiare il suo compleanno. Tanto si sa e tanto si è detto sulla storia di questo Giudice: il veleno, i tradimenti, le sconfitte. Ma ci è stato raccontato anche dell'allegria, delle amicizie e dell'amore per la sua Francesca, che lo ha accompagnato fino alla fine. Giovanni Falcone e Francesca Morvillo Una storia importante, tutta italiana, capace di rendere appieno pregi e contraddizioni di questo bel Paese. Si è detto tanto, dicevo, eppure ogni anno, instancabili, abbiamo voglia di ricordare, a volte distrattamente, magari pubblicando la classica immagine…

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18 maggio 2019: gli 80 anni mai compiuti di Giovanni Falcone.

Giovanni Falcone nacque il 18 maggio 1939 ed oggi avrebbe compiuto 80 anni. I parenti raccontarono che quel giorno, una colomba bianca, simbolo della pace entrò dalla finestra, quasi a preannunciare il destino di un uomo che avrebbe segnato la storia del nostro Paese.   Raccontò la sorella Maria:“Entrò in casa una colomba bianca. Arrivò dalla finestra di uno stanzino e non volle mai più uscire. Non era ferita. E’ rimasta in quella camera e noi l’abbiamo nutrita, non è mai fuggita, anche se la finestra rimaneva aperta”. Giovanni Falcone da piccolo Ricordiamo uno dei maggiori esponenti del pool antimafia di Palermo, ideatore del "metodo Falcone", basato su accertamenti finanziari e bancari al fine di individuare tutti movimenti dei mafiosi, "segui i soldi e troverai la mafia" diceva; ideatore della Procura Nazionale Antimafia, della quale ne sarebbe diventato procuratore se non fosse stato ucciso…

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Alle nostre mamme-coraggio

A tutte le mamme che hanno visto soffrire il proprio figlio, A tutte quelle che lo hanno perduto, perché vittima di una ferocia ingiusta. Felicia Impastato, madre di Peppino Impastato, ucciso il 9 maggio 1978, che ha sempre lottato per la memoria del figlio, aprendo le porte di casa a tutti i giovani desiderosi di saperne di più. A tutte quelle che non hanno mai smesso di cercare la verità e di chiedere giustizia. Augusta Agostino, madre di Antonino Agostino, ucciso il 5 agosto 1989, che quel giorno perse anche la nuora ed il nipotino che portava in grembo. A tutte le mamme che hanno lottato affinché non venisse dimenticato il sacrificio del proprio sangue, affinché quel sangue diventasse un seme, quello di un albero più grande. Maria Pia Lepanto, madre di Paolo Borsellino, ucciso il 19 luglio 1992, volle che in via D'Amelio…

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Giovanni Falcone, l’uomo che sognava di sconfiggere la mafia applicando la legge.

Giovanni Falcone e Paolo Borsellino oltre ad essere stati dei colleghi che riuscivano a lavorare ininterrottamente per ore ore insieme, quasi in simbiosi, erano anche grandi amici. Crebbero entrambi nel quartiere la Kalsa a Palermo, giocavano a pallone con i ragazzi del quartiere, molti dei quali sarebbero diventati imputati nel maxi-processo di Palermo. Entrambi scelsero la facoltà di Giurisprudenza, vinsero il concorso in magistratura ed insieme fecero parte del Pool antimafia di Palermo. Furono uccisi soltanto a 57 giorni di distanza. Entrambi credevano fermamente dello Stato e nelle istituzioni. Credevano nel lavoro che svolgevano e concepivano la lotta alla mafia come “un movimento culturale e morale”. Amavano fare battute e ridere insieme, è infatti rimasta nella memoria di molti una frase pronunciata scherzosamente da Paolo Borsellino rivolta al suo amico di infanzia Giovanni Falcone: «Giovanni, ho preparato il discorso da tenere in chiesa dopo la tua…

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Paolo Borsellino ed il suo sguardo sul mondo.

Paolo Borsellino amava la vita, amava la sua famiglia, il suo lavoro. La moglie Agnese lo ha sempre ricordato per la sua profonda simpatia, le sue battute, per il forte senso del dovere, ma anche per la sua inconfondibile umiltà. Amava cogliere i particolari non solo delle persone, ma di tutto ciò che lo circondava. « Mentre sorgeva il sole, lui si accorgeva di un nuovo germoglio nelle piante sistemate con cura sul balcone della nostra casa di via Cilea. Sorrideva, rideva anche di gusto. Quante volte l'ho guardato strano in quelle mattine. Gli chiedevo:"Paolo a chi sorridi"? Mi diceva: "Sorrido a fratello sole, perché oggi ci donerà un'altra bella giornata".E accarezzava i nuovi germogli... "Sai Agnese, sono un uomo fortunato, perché alla mia età riesco ancora ad emozionarmi".» Agnese Borsellino

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La tesi di laurea di Angela.

In occasione dell'iniziativa "Racconta anche tu" lanciata sulla pagina Facebook del blog, una nostra lettrice ci ha inviato la foto della sua tesi di laurea, nella quale ha espresso un pensiero particolare nei confronti dei magistrati Paolo Borsellino e Giovanni Falcone. Questi due grandi uomini hanno rappresentato per tanti giovani come Angela, dei punti di riferimento, dei modelli da seguire, furono molti i ragazzi che a seguito delle stragi del 1992 , scelsero la facoltà di Giurisprudenza per seguire le loro orme, per testimoniare un impegno nella lotta alle mafie partecipando ad associazioni, manifestazioni, impegnandosi attivamente nella realizzazione di una memoria attiva, lontana dai meri slogan. Ed era esattamente questa la speranza di questi due uomini: che un giorno le giovani generazioni fossero state in grado di "sentire la bellezza del fresco profumo di libertà", per la quale pagarono con la loro vita.

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Pio La Torre e Rosario Di Salvo, due destini intrecciati.

Pio La Torre fu politico siciliano ucciso il 30 Aprile 1982. Aderì al Partito Comunista italiano, svolgendo importanti ruoli, da consigliere comunale a Palermo fino alla elezione come deputato. Fu il principale promotore della legge che introduceva il reato di associazione mafiosa (art. 416 Bis c.p, cosiddetta Legge Rognoni-La Torre) ed una norma che prevedeva la confisca dei beni ai mafiosi.Soltanto dopo la sua morte queste leggi vennero approvate. Prese parte alla Commissione Parlamentare Antimafia, accusando in una relazione politici come Vito Ciancimino e Salvo Lima, principali esponenti della DC in Sicilia, di intrattenere rapporti con la mafia. Fu componente della Commissione Difesa, si oppose duramente alla costruzione missilistica della base NATO a Comiso, perché avrebbe inciso duramente sul mantenimento della pace nel Mar Mediterraneo. Con Pio La Torre fu ucciso anche un suo collaboratore, Rosario Di Salvo, che quella mattina si trovava alla…

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Don Giuseppe Diana:”Per amore del mio popolo non tacerò”.

Don Giuseppe Diana, fu un sacerdote ucciso il 19 marzo 1994 a Casal di Principe. Aveva solo 36 anni quando gli fu stroncata la vita, ucciso nella sua parrocchia: la chiesa di San Nicola di Bari, un luogo sacro, che dovrebbe essere un luogo d’amore e pace.Don Giuseppe Diana era fermamente convinto che l'essere cristiano, fosse inconciliabile con l'essere un camorrista, per questo, attraverso le sue celebrazioni e non solo, invitava gli abitanti di Casale a vivere la propria vita in comunione con il Vangelo. Celebre fu la sua lettera nella quale scrisse "Per amore del mio popolo non tacerò", con la quale invitava i cittadini ad un impegno contro la camorra, denunciando il clan dei Casalesi. Don Giuseppe Diana Quando fu ucciso, si aprirono le indagini e anche le prime opere di depistaggio. Molti infatti, paventavano ipotesi sulla sua presunta inclinazione alla pedofilia,…

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La morte di Graziella Campagna

Graziella Campagna era una ragazza siciliana di soli 17 anni e fu uccisa il 12 dicembre 1985. Graziella dopo aver abbandonato gli studi, iniziò a lavorare in una lavanderia. Durante una normalissima giornata di lavoro, trovò un documento nella tasca di una camicia. Quel documento era di proprietà di un certo "Ingegner Cannata", che si scoprì essere più tardi, Gerlando Alberti junior, nipote latitante del boss Gerlando Alberti. Quest'informazione le costerà la vita. Infatti dopo la sua giornata di lavoro, venne rapita ed uccisa. Fu ritrovata con cinque ferite d'arma da fuoco. Dopo numerose indagini e a seguito del processo, furono condannati all'ergastolo Gerlando Alberti junior ed il suo collaboratore Giovanni Sutera; Franca Federico, titolare della lavanderia e sua cognata Agata furono condannate a due anni di penitenziario per favoreggiamento. A Graziella è dedicato il film " La vita rubata".

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Il 21 Marzo 2019

Il #21Marzo è la Giornata della Memoria e dell'Impegno in ricordo di tutte le vittime innocenti delle mafie.  Tale giornata coincide con il primo giorno di primavera: una primavera delle coscienze, quella dei colori sgargianti in grado di declassare il grigiore dell'indifferenza e della illegalità.  Questa giornata è nata grazie all' associazione Libera contro le mafie fondata da Don Luigi, con l'intento di leggere tutti i nomi delle vittime innocenti di mafia in molte piazze italiane, perché molto spesso tanti nomi, tante storie non si conoscono e dimenticare significa uccidere due volte. Infatti, proprio durante una funzione religiosa in ricordo delle vittime della strage di Capaci, la madre di Antonino Montinaro, Carmela, si interrogò del perché non venisse mai menzionato il nome del figlio e degli altri agenti di scorta, per questo motivo Libera pensò alla lettura di tutti i nomi nelle piazze. Tale giornata ha…

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Il caso Provenzano: La Corte Europea dei diritti dell’uomo condanna l’Italia.

La Corte Europea dei diritti dell'uomo ha condannato l'Italia per aver continuato ad applicare il regime carcerario del 41 bis nei confronti di Bernardo Provenzano, uno dei boss più influenti e pericolosi di Cosa Nostra ed averlo sottoposto a trattamenti inumani e degradanti. Allo stesso tempo la Corte di Strasburgo ha affermato che la decisione di continuare la detenzione di Provenzano non ha leso i suoi diritti. Provenzano, chiamato anche "Zu Bunnu" o il "ragioniere", è stato uno dei maggiori esponenti del clan dei Corleonesi, il quale negli anni settanta, dopo aver sconfitto la mafia storica palermitana ed aver eliminato i più importanti boss, acquisì il potere. Provenzano fu arrestato l'11 aprile del 2006 dopo quarant'anni di latitanza, una serie di ergastoli e tanti procedimenti penali sulle spalle. Dopo l'arresto fu condotto presso il carcere di Terni, sottoposto al regime carcerario dell'art. 41 bis.…

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Annalisa Durante, una piccola vittima della camorra.

Annalisa Durante fu uccisa il 27 Marzo 2004 a Forcella, durante uno scontro a fuoco tra diverse fazioni della camorra. Annalisa aveva soltanto 14 anni ed è morta per essersi trovata nel posto sbagliato al momento sbagliato; un momento di ferocia, di violenza, che in certe zone sono purtroppo all'ordine del giorno. Nel suo diario scrisse:" Le strade mi fanno paura. Sono piene di scippi e rapine. Quartieri come i nostri sono a rischio". La storia di Annalisa è raccontata anche nel romanzo "Gomorra" di Roberto Saviano. Il 16 aprile 2008 fu condannato in via definitiva per l'omicidio della ragazza, Salvatore Giuliano a venti anni di reclusione.

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