La strage di via dei Georgofili a Firenze, una strage che interruppe la vita di 5 persone, provocò una serie di feriti e provocò danni al patrimonio artistico e culturale del nostro Paese.
L’antefatto
Il periodo 1992-1993 fu uno dei periodi più difficili della nostra storia Repubblicana.
Fu il periodo in cui i principali esponenti di Cosa Nostra, a seguito delle pesanti condanne definitive del Maxiprocesso, avviarono una serie di attentati terroristici nei confronti di politici, magistrati, ma che colpirono anche il patrimonio culturale-artistico italiano e alcuni esponenti della società civile.
Nel 1991 si riunì la commissione regionale e poi quella provinciale di Cosa Nostra, per sferrare un duro colpo nei confronti dello Stato.
Il 30 gennaio 1992 infatti, la corte di Cassazione confermò quasi tutte le pesanti condanne nei confronti dei principali esponenti di Cosa Nostra imputati nel Maxiprocesso.
I primi obiettivi furono i politici: il 12 marzo 1992 fu ucciso l’onorevole Salvo Lima, principale esponente della DC in Sicilia, colpevole secondo i mafiosi, di non essere riuscito a mantenere le promesse.
La mafia si stava preparando a “tagliare i rami secchi” , a cambiare i propri interlocutori. L’omicidio, come tutti gli altri fu rivendicato dalla ” Falange Armata”.
Nel mirino finirono anche altri politici e conduttori televisivi come Maurizio Costanzo, per il suo importante impegno antimafia in TV, che miracolosamente sfuggì all’attentato il 14 maggio 1993.
“Quando è scoppiata la bomba non avevo capito niente pensavo fosse stata colpa di una caldaia: mi sono ritrovata una trave tra me e Maurizio. Ho promesso a mio padre che non sarei più salita in auto con Maurizio e non l’ho più fatto. Non posso tradire una promessa fatta a mio padre”.
Maria De Filippi
Il 23 maggio 1992 fu organizzata la strage di Capaci e poi quella di via D’Amelio, che colpirono i principali esponenti del pool antimafia: Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, con la moglie di Falcone, Francesca e gli agenti di scorta.
La strage di via dei Georgofili
Dopo queste due stragi, furono arganizzati altri attentati fino al 27 maggio 1993, giorno in cui i mafiosi colpirono anche il patrimonio culturale e artistico italiano.
La notte tra il 26 e 27 maggio 1993, scoppiò un’autobomba in via dei Georgofili nei pressi della famosa Galleria degli Uffizi a Firenze.
Morirono 5 persone: Fabrizio Nencioni e Angela Fiume, con le loro figlie Nadia Nencioni (9 anni), Caterina Nencioni (50 giorni di vita) e lo studente Dario Capolicchio (22 anni).
Furono ferite più o meno 40 persone.
Dopo due giorni anche questo attentato fu rivendicato dalla Falange Armata.
Tramonto
“Il pomeriggio se ne va.
Il tramonto si avvicina,
un momento stupendo,
Il sole sta andando via (a letto)
È già sera tutto è finito”.
Nadia Cencioni
Questa è una poesia scritta dalla piccola Nadia, intitolata il “Tramonto”, da questo titolo, per rendere omaggio alle vittime della strage prese il nome l’operazione che portò all’arresto di Matteo Messina Denaro, chiamata proprio “Tramonto.”
Le finalità mafiose
Cosa Nostra con quella serie di attentati mirava a destabilizzare il Paese, a creare un clima di tensione e paura per spingere lo Stato ad avviare un dialogo, una trattativa.
I danni provocati dalla bomba, furono gravissimi per molte opere conservate negli Uffizi, molte delle quali subirono danni irreparabili.
Indagini e processi
Furono individuati come responsabili: Giuseppe Barranca, Gaspare Spatuzza, Cosimo Lo Nigro, Francesco Giuliano, Pietro Carra, Vincenzo Ferro, Gioacchino Calabrò, Giorgio Pizzo e Antonino Mangano. L’azione fu fortemente voluta dalla Cupola di Cosa Nostra.