A 27 anni dalla morte di Beppe Alfano, il duro sfogo della figlia Sonia.

La morte di mio padre è ‘non classificata’, altro che morte di serie A o di serie B.

Sonia Alfano

Inizia così il duro sfogo di Sonia Alfano, figlia di Beppe Alfano ed ex Presidente della Commissione Parlamentare Europea.

Oggi sono 27 anni dal quel giorno. 27 anni che rivivo tutto. Sin da giorni che precedono il suo omicidio.

Parole di dolore e di rabbia quella di Sonia, che 27 anni fa, fu costretta a dire addio a suo padre, ucciso barbaramente l’8 gennaio 1993 a Barcellona Pozzo di Gotto (Messina).

Chi era Beppe Alfano?

Beppe Alfano era un insegnante e cronista siciliano che scrisse degli intrecci tra mafia, massoneria e politica. Uomo che a causa del suo lavoro, aveva scoperto troppo della sua terra. Il tesserino di giornalista non fu mai richiesto da Alfano per motivi ideologici. Gli venne concessa l’iscrizione all’albo dei “Giornalisti pubblicisti” alla memoria, dunque solo dopo la morte. 

Lavorò per alcune radio provinciali e poi per due televisioni locali della zona di Barcellona Pozzo di Gotto, Canale 10 e poi Tele News, e per il quotidiano “La Sicilia”.

Alla fine del 1992, Alfano iniziò a sospettare della presenza di Nitto Santapaola a Barcellona Pozzo di Gotto, boss latitante catanese abbastanza pericoloso e anche della presenza di una loggia massonica costituita dalla mafia e appartenenti deviati delle istituzioni.  Alfano stesso prima di morire disse ai suoi familiari alla fine del 1992:

“Ormai è soltanto questione di giorni. Non mi hanno ucciso a dicembre, lo faranno prima della festa di San Sebastiano” (il 20 gennaio)

Beppe Alfano

Infatti, l’8 gennaio intorno alle 22.25, fu colpito da tre proiettili mentre si trovava nella sua auto.

Rivivo le sue ultime ore, fino alle 22.25 di ogni 8 gennaio, quando nella mia testa sento nuovamente le sirene vicino casa mia… E a quel punto, crollo. Si zittiscono i miei pensieri; mi addormento per far si che il silenzio abbia il tempo di richiudere in quel cassetto della mia anima, tutte quelle emozioni che mi fanno vomitare ansie, paure e preoccupazioni. E nel frattempo, cerco di abituarmi a tutto il dolore che ho accumulato nelle mie vene in questi anni. Cerco di dimenticare l’odore del suo sangue sull’asfalto. Ma la verità, forse, è che proprio questo ricordo non voglio dimenticarlo… mi serve per andare avanti anche quando non ne ho più la forza.

Sonia Alfano
Beppe Alfano
Beppe Alfano

Indagini, depistaggi e processi

A seguito della morte si aprirono le indagini e contestualmente alle stesse, come per ogni omicidio eccellente di mafia, anche i depistaggi. Il processo che è stato celebrato in questi anni è stato lungo e tortuoso e ha condotto alla condanna di Antonino Merlino, considerato l’esecutore dell’omicidio e del boss Beppe Gullotti, per esserne stato il mandante. L’avvocato di Gullotti però, ha presentato richiesta di revisione della condanna.

Il duro attacco di Sonia Alfano

Sonia Alfano a seguito della morte del padre, ha sempre cercato la verità sull’omicidio, ha lottato duramente per la sua memoria, affinché nessuno potesse dimenticare, ma in particolare, affinché il padre potesse ottenere giustizia. Insieme alla sua famiglia fa parte dell’Associazione Nazionale Vittime di Mafia, fu eletta come eurodeputata e Presidente della Commissione Parlamentare Europea. In queste ore ha rilasciato un’intervista al quotidiano “L’Informazione” sottolineando tutta la sua rabbia ed amarezza.

E’ uno dei pochissimi casi in Italia che ha ricevuto non una, ma ben tre volte la visita in Cassazione. È un caso che racchiude troppe cose: la Trattativa, la latitanza di un boss intoccabile come Santapaola, il traffico di droga e di armi, il Piano regolatore di Barcellona Pozzo di Gotto, lo scandalo all’Unione europea nel settore delle truffe agrumicole. Un Paese civile non ammetterà mai di aver spedito a casa di Beppe Alfano, la sera dell’omicidio, il Ros, lo Sco e i servizi segreti, perché sapeva che c’era Santapaola nella zona di Barcellona Pozzo di Gotto”.

Sonia Alfano

Lo Stato dov’è?

Sonia parla di uno Stato che essendo incapace di guardare dentro se stesso, non è interessato alla scoperta dei reali motivi che condussero alla morte del padre, parla di uno Stato “al quale devi sbattere in faccia la verità per far riaprire le indagini e per non farle chiudere, la stessa verità che lo Stato dovrebbe cercare e non cerca”.

Il 15 gennaio inizierà il processo a Reggio Calabria che vedrà imputato Olindo Canali, ex pm di Barcellona, che allora si occupò del delitto Alfano, trasferito successivamente a Milano per incompatibilità ambientale. Ho sempre pensato che Canali avesse depistato le indagini e che non avrebbe né potuto coordinare le indagini, né rappresentare l’accusa in primo grado in quanto conosceva troppo bene la vittima. E invece ha manovrato tutto dall’interno per un motivo ben preciso: poter tenere sotto controllo tutta la situazione. E quando lui mandò un memoriale anonimo alla Procura di Messina mentre si celebrava il processo Mare nostrum contro le cosche barcellonesi, nel quale c’era scritto che la verità su Alfano non era quella che vedeva quelle persone in carcere, ma un’altra, io dissi da subito che l’artefice di quelle pagine era Canali. Quando lui lo ammise, nessun ministro lo ha radiato dalla magistratura.

Sonia ha descritto la situazione davvero sconcertante di questi anni: magistrati che hanno depistato le indagini e che ancora indossano la toga, nonostante il fatto che la Procura della Repubblica di Reggio Calabria, abbia ritenuto accertato il versamento di Gullotti nei confronti del dott. Canali con l’obiettivo di ottenere la revisione della sentenza di condanna.

Ha inoltre sottolineato il fatto che il dott. Canali fosse alquanto preoccupato delle informazioni a conoscenza di Sonia, in quanto, alcuni giorni prima di morire, il padre aveva rivelato al dott. Canali in sua presenza, di conoscere il nascondiglio del boss Santapaola , ed il magistrato lo aveva invitato a scrivere tutto e spedirlo in un plico anonimo di colore giallo alla Dia di Catania, dove un super poliziotto, avvisato da lui, lo avrebbe ricevuto.

La sera stessa dell’omicidio fu condotta in commissariato e le fu chiesto più volte di rivelare tutto ciò di cui fosse venuta a conoscenza.

Tante ombre e tanti dubbi ha cercato di far emergere Sonia, la quale non si è mai arresa in questi anni, chiedendo più volte anche l’aiuto da parte del Ministro Bonafede e del Ministro Di Maio, senza però aver ottenuto ancora un colloquio.

Ecco l’intervista integrale rilasciata in queste ore http://www.linformazione.eu/2020/01/giornalisti-delitto-alfano-il-durissimo-atto-daccusa-di-sonia/

Sonia Alfano

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *