Bentornata Silvia, scusaci, ma non siamo riusciti ad inventare un vaccino contro l’ignoranza e la cattiveria.

È atterrata a Ciampino alle ore 14:00 del 10 maggio 2020, Silvia Romano, volontaria dell’associazione Africa Milele Onlus, rapita in Kenya 18 mesi fa e liberata dalla intelligence italiana il 9 maggio.
Silvia era partita per aiutare i meno fortunati, in particolare, i bambini rimasti orfani di entrambi i genitori, quando fu rapita il 20 novembre 2018 dai terroristi di Al Shabaab.

Silvia Romano

La liberazione di Silvia

In questi mesi le indagini sul suo rapimento sono state particolarmente delicate, come la trattativa per riportarla in Italia. I servizi segreti italiani hanno collaborato con i mediatori somali affinché fosse possibile individuare dove la nascondessero e organizzare lo scambio. Soltanto ad inizio anno, l’Aise che svolgeva le trattative ha avuto degli elementi convincenti sul fatto che Silvia fosse viva, grazie ad un video decisivo per le indagini.
Lo scambio, il momento più delicato, è avvenuto in Somalia mentre pioveva a dirotto.

La ragazza è stata consegnata da due Shabaab a due mediatori somali nei pressi della località di Afgoi, a 30 km da Mogadiscio e consegnata al team dell’Aise.

Silvia, ormai in salvo, è stata condotta all’ambasciata italiana dove è stata accolta con grande emozione.

L’arrivo in Italia

Il 10 maggio 2020, il giorno dopo, a bordo di un aereo dei servizi segreti italiani, è atterrata a Ciampino,esattamente il giorno della festa della mamma, il giorno più bello del mondo per sua madre, ansiosa di abbracciarla insieme al padre e la sorella.
È arrivata alle 14:00 Silvia, con una veste tradizionale islamica verde, una mascherina anticoronavirus sul voto e più felice che mai.

Silvia Romano a Roma
(Credit: Fanpage.it)


Camminando con passo svelto, ha abbassato per qualche secondo la mascherina, regalando a tutta Italia un rassicurante sorriso, fino al meraviglioso abbraccio con la madre e la sua famiglia, una delle immagini più belle degli ultimi mesi.

Silvia e la sua famiglia
(Credit: Fanpage.it)
Silvia e la madre (Credit:Fanpage.it)


Ad attenderla, c’era anche il Premier Conte ed il Ministro degli Esteri Luigi Di Maio, che ha salutato e ringraziato toccando esclusivamente i gomiti.
Silvia ha subito affermato di stare bene sia fisicamente che mentalmente, ringraziando tutti.

Silvia ed il Premier Conte (Credit: Fanpage.it)

L’interrogatorio

Per 4 ore è stata successivamente interrogata dal pm antiterrorismo Sergio Colaiocco al quale ha raccontato del suo rapimento e della sua prigionia.

Riconosco i miei rapitori nei tre che mi sono stati mostrati, uno è effettivamente un volto che conoscevo. Mi hanno portato fuori, pochi chilometri più avanti è arrivato un secondo gruppo, tre uomini a volto coperto. Si capiva che erano stati loro a organizzare perché davano indicazioni agli altri tre. Con questi ultimi, quelli a volto coperto, ho passato quasi metà della prigionia. Mi hanno spostato in sei appartamenti in sei villaggi diversi.


È arrivato poi il momento più delicato, quello volto a conoscere il trattamento riservato a Silvia dai suoi carcerieri: 

Non mi hanno picchiata né costretta a sposarmi. Mi nutrivano regolarmente e mi hanno fin da subito promesso che non mi avrebbero uccisa. Ho passato le mie giornate soprattutto da sola, in una stanza chiusa e raramente ho preso aria all’esterno.

Non è stata inserita in una famiglia, come si era ipotizzato proprio perché sarebbe stato troppo pericoloso. Dal racconto emergono delle verità che non erano ancora emerse dalle indagini, fino alla sua conversione all’Islam, ha infatti raccontato di aver chiesto di leggere il Corano, si essersi convertita senza alcuna pressione e di aver cambiato il suo nome in “Aisha”.

L’odio e l’ignoranza contro Silvia

Non possiamo sapere quanto lo stato di prigionia abbia inciso sulla volontà di convertirsi, è anche difficile poter affermare di aver fatto una “scelta libera” in una condizione di privazione della libertà personale durata per mesi. Secondo alcuni esperti,spesso può capitare che tali scelte siano indotte dalla situazione di rischio in cui si trova il soggetto, il quale per capire le ragioni della prigionia, si avvicina a ciò in cui crede il carceriere, per trovare le risposte che in quel momento per la salvaguardia della propria vita, risultano essere necessarie, ma ogni situazione è diversa, non si può escludere una conversione profonda e sentita, come lei stessa ha affermato, ma anche se così fosse, non sarebbe questo il punto.

Possiamo invece affermare quanto sia stata disumana la valanga di insulti, insinuazioni, commenti pieni di odio, riversati sulla ragazza alla notizia della sua liberazione.
“Quanto ci è costata? Quanto  ha  pagato l’Italia con i soldi dei consumatori? Non avremmo potuto lasciarla lì con i rapitori essendosi convertita?
Questi sono stati soltanto alcuni dei commenti rivolti alla ragazza.

Potremmo stilare una lista dei giornalisti e commentatori che hanno dato ampio sfoggio di una mancanza di empatia e delicatezza: dai commenti di Alessandro Sallusti :E’ stato come vedere un prigioniero che torna dal lager vestito da nazista” a Vittorio Sgarbi:” Se mafia e terrorismo sono analoghi, e rappresentano la guerra allo Stato, e se Silvia Romano è radicalmente convertita all’Islam, va arrestata per concorso esterno in associazione terroristica. O si pente o è complice dei terroristi”, fino ai titoli dei due giornali “Libero” ed “Il Giornale“, da sempre famosi per risuscitare indignazione e rabbia nei lettori. “Islamica e felice. Silvia l’integrata”.

Cara Silvia, scusaci, ma in questi mesi di pandemia, non siamo ancora riusciti ad inventare un vaccino contro l’ignoranza e la cattiveria. Pensavamo che questo momento difficile, avrebbe permesso quasi a tutti, la possibilità di guardarsi dentro, diventare migliori, pensare prima di parlare, ed invece no, ci riscopriamo peggiori di prima, con una voglia irrefrenabile di riversare il nostro odio represso nei confronti degli altri, soprattutto quelli che consideriamo “diversi da noi”, senza provare neanche per un secondo a capire cosa abbia significato vivere 18 mesi lontano da tutti.

Sai Cara Silvia, l’Italia che lasciasti alcuni mesi fa, non è ancora cambiata, ma è rimasta lì alla finestra, a puntare il suo prossimo bersaglio. Non siamo ancora riusciti a capire che esiste una differenza tra la religione islamica ed il terrorismo degli integralisti islamici, che il terrorismo si serve della religione impropriamente. https://www.youtube.com/watch?v=N0ULkoaZtio&feature=youtu.be

Viviamo in uno Stato laico, senza alcuna religione di Stato, ma non riusciamo ancora ad accettare religioni diverse da quella maggiormente praticata in Italia. Cara Silvia, sapessi quanti politici hanno rubato in questi anni soldi pubblici, sapessi quante tangenti, quanti soldi sperperati, ma a noi queste cose non interessano,a noi interessa solo sapere se i soldi serviti per la tua liberazione siano stati 3 o 4 milioni, se hai contratto matrimonio con uno dei rapitori…Addirittura, mentre tu abbracciavi tua madre piangendo e singhiozzando, noi eravamo concentrati sulla tua pancia, si Silvia, per verificare se fossi incinta oppure no.

In un altro Paese i giovani che partono per fare volontariato sono considerati degli angeli, qui invece, se parti e accade qualcosa di spiacevole, è colpa tua “perchè chi te lo ha fatto fare”?

A dispetto di tutto, di tutto quello che ti diranno in questi giorni, ti auguriamo che tu possa riprendere in mano la tua vita, che tu possa stare davvero bene, sia fisicamente che mentalmente, ma soprattutto, che tu possa essere esattamente ciò che sei senza alcun timore, che tu possa metabolizzare tutto, ritrovare davvero la tua libertà.