Giancarlo Siani, fu un giornalista napoletano ucciso dalla camorra il 23 settembre 1985.
Giancarlo si occupava prevalentemente di criminalità organizzata e del suo rapporto con politica locale, concentrandosi in particolare sugli appalti pubblici.
Il giornalismo, la passione di Giancarlo Siani
Collaborò con l’Osservatorio sulla Camorra, periodico diretto dal sociologo Amato Lamberti e con il quotidiano Il Mattino. Le sue inchieste giornalistiche portarono alla luce molte delle attività criminali della zona e gli intrecci tra i vari boss locali.
L’articolo che lo condannò a morte fu quello in cui scrisse che la cattura del boss Valentino Gionta, fosse stata resa possibile da una “soffiata” di un altro esponente della camorra, Lorenzo Nuvoletta.
La morte di Siani
Il 23 settembre si trovava nella sua macchina quando fu ucciso da dieci colpi di pistola provenienti da due killer a bordo di una moto. Soltanto dopo 12 anni, fu possibile conoscere i nomi dei killer: Ciro Cappucci e Armando Del Core ed i mandanti: i fratelli Lorenzo e Angelo Nuvoletta, e Luigi Baccante.
Nel 2014 il giornalista Roberto Paola pubblicò un libro nel quale espresse le proprie considerazioni sull’omicidio Siani, paventando l’ipotesi che potessero essere altri gli effettivi killer e mandanti dell’omicidio.
Alla luce di queste rivelazioni, l’allora coordinatore della Direzione antimafia della Procura di Napoli, Giovanni Melillo, ha riaperto le indagini sull’omicidio Siani.
Per chi volesse approfondire, il film che ricorda Siani è “Fortapàsc” del 2009, un film che mette in luce la passione per il giornalismo, la speranza che riponeva nelle giovani generazioni e l’amore per la sua Terra.
«Di noi due, insieme, conservo l’immagine di una giornata a Roma, a una marcia per la pace. Io col gesso che Baccante dipingo in faccia il simbolo anarchico della libertà. E lui che mi sorride.»
(Paolo Siani, fratello di Giancarlo)