L’ergastolo ostativo e la condanna della Corte europea dei diritti dell’uomo.

Cos’è l’ergastolo ostativo e cosa è accaduto in questi giorni?

L’ergastolo ostativo

L’ergastolo ostativo è una pena che viene irrogata nei casi più gravi, in particolare nei confronti di soggetti responsabili di delitti di grave allarme sociale come ad esempio l’associazione di tipo mafioso.

Tale pena, chiamata anche “fine pena mai”, è prevista dall’articolo 4 bis dell’ordinamento penitenziario, prevede che il condannato, non possa godere di benefici penitenziari, né di misure alternative alla detenzione, liberazione condizionale, permessi-premio, a meno che non decida il soggetto di collaborare con la giustizia.

Link per leggere l’articolo di legge http://www.ristretti.it/areestudio/alternative/norme/op/4bis.htm

La sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo.

La sentenza che ha fatto discutere in questi giorni, è quella relativa al caso di Marcello Viola, un condannato per associazione mafiosa, per omicidi e per rapimenti, che era stato condannato all’ergastolo ostativo all’inizio degli anni Novanta e la sentenza è quella della Corte Europea dei diritti dell’uomo, con sede a Strasburgo, la quale ha lo scopo di accertare eventuali violazione della CEDU, la Convenzione europea dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali.

La Corta si è pronunciata sulla questione, affermando che l’istituto dell’ergastolo ostativo costituisca una violazione dell’art 3 della CEDU, il quale vieta “trattamenti inumani e degradanti“.

L’Italia ha proposto ricorso contro tale sentenza, ma la Corte lo ha rigettato, invitando l’Italia a cambiare la previsione normativa in materia.

La Corte si è dichiarata contraria alla possibilità di accedere alla libertà condizionale soltanto attraverso la collaborazione di giustizia, perché non sempre la volontà di collaborare, può essere considerata una “libera scelta”, secondo la Corte, molti sarebbero restii a collaborare per paura di possibili ritorsioni, anche nei confronti dei propri familiari oppure molti sarebbero spinti a collaborare soltanto con lo scopo di accedere ai benefici, pur non avendo alcuna voglia di recidere i legami con l’ambiente malavitoso, agendo per mero opportunismo.

Secondo la Corte, in questo modo non si terrebbe conto di eventuali miglioramenti del condannato, basandosi esclusivamente sulla sua pericolosità al momento della commissione del fatto. Sarebbe ingiusto per i giudici, precludere a priori un progressivo reinserimento del soggetto all’interno della società.

Le reazioni alla sentenza

Le reazioni a tale sentenza sono state molteplici:Il dott. Nino Di Matteo, pm della Direzione Nazionale Antimafia e Antiterrorismo ha affermato di essere contrario alla sentenza, in quanto, uno degli scopo principali della mafia, responsabile delle stragi e delle bombe del 92-93 era proprio l’abolizione dell’ergastolo.

Anche il magistrato Sebastiano Ardita, già tra i vertici del Dipartimento amministrazione penitenziaria e oggi membro del CSM, si è dichiarato contrario,affermando:

“La sentenza della Cedu è un colpo di piccone alla sistema di prevenzione antimafia”.

Sebastiano Ardita

Dura la reazione anche di Pietro Grasso, ex magistrato ed ex presidente del Senato:

La decisione di non accogliere il ricorso dell’Italia è figlia di una scarsa conoscenza del modello mafioso italiano. Non è un caso che l’abolizione dell’ergastolo fosse uno dei punti del papello di Riina per fermare le stragi. Questa legge, dura ma non incostituzionale, pone i mafiosi davanti a un bivio: essere fedeli a Cosa nostra e pagarne le conseguenze o collaborare con lo Stato e iniziare il processo di ravvedimento e rieducazione previsto dalla Costituzione. Senza di questo non si può concedere alcun beneficio”.

Pietro Grasso

Critici anche i ministri Buonafede e Di Maio.

La reazione di Maria Falcone, sorella di Giovanni Falcone, ucciso il 23 maggio 1992, è stata una delle più dure:

L’automatismo previsto dall’ergastolo ostativo, cioè il subordinare la concessione dei benefici solo a chi recide i legami con i clan e dà un contributo reale al lavoro degli inquirenti, deriva dalla natura peculiare della criminalità organizzata, una particolarità che abbiamo imparato a conoscere in anni di violenze, morti, terrore e sopraffazione. L’ergastolo ostativo, come tutta la normativa premiale per i cosiddetti pentiti, sono serviti a scardinare un’organizzazione che si era considerata granitica e contro la quale si può agire solo attraverso conoscenze ‘dall’interno’.
Per questo il legislatore ha dato una chance a chi passa dalla parte dello Stato o a chi quanto meno sia realmente intenzionato a recidere i legami con il clan.

Si sono configurate però, anche posizioni favorevoli in questi giorni, ad esempio Gherardo Colombo, ex magistrato di Mani Pulite ha affermato:

L’art 4 dell’ordinamento penitenziario impedisce al giudice di verificare caso per caso se il detenuto possa ottenere benefici e di valutare se dopo un numero di anni di pena scontata, possa accedere alla liberazione condizionale. Potrà un giudice valutare se possono essere reinseriti nella società? Perché lo può fare per chi ha ucciso la moglie e per chi ha ucciso durante uno scontro a fuoco, e sono passati già trent’anni da allora no?

Gherardo Colombo

Favorevole anche l’associazione “Nessuno tocchi Caino” , da anni impegnata con il Partito radicale per l’abolizione dell’ergastolo ostativo. “Questo è un pronunciamento storico”.

“Il successo a Strasburgo è il preludio di quel che deve succedere alla Corte costituzionale italiana, che il 22 ottobre discuterà sulla costituzionalità dell’ergastolo ostativo a partire dal caso Cannizzaro, nel quale Nessuno tocchi Caino è stato ammesso come parte interveniente. Il pensiero non può che andare a Marco Pannella”.

Sergio Elia, segretario di Nessuno tocchi Caino.

Le sentenze della Corte europea dei diritti dell’uomo, che hanno condannato l’Italia per violazioni della Convenzione, sono state molteplici in questi anni, come ad esempio quella sul caso Provenzano, sottoposto al cercare duro previsto per i mafiosi fino alla morte. Ne abbiamo parlato qui –>https://www.raccontaresignificaresistere.it/il-caso-provenzano-la-corte-europea-dei-diritti-delluomo-condanna-litalia/

Sulla questione dell’ergastolo ostativo si pronuncerà anche la Corte Costituzionale il 22 ottobre 2019 sul caso Cannizzaro, cercando di far luce sulla questione ed evidenziando eventuali caratteri di incostituzionalità della norma.

Nel frattempo, sicuramente la sentenza della Corte di Strasburgo porterà a diverse considerazioni, diverse interpretazioni, maggiori ricorsi presentati dai mafiosi condannati all’ergastolo ostativo, perché quando si tratta di privazione della libertà personale, è sempre un argomento controverso e spinoso.

L’istituto oggetto di dibattito nacque per un motivo ben preciso: a seguito delle stragi che uccisero i principali esponenti del pool antimafia di Palermo; Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, lo Stato cercò di reagire nel modo più duro possibile configurando tale istituto, ma dando comunque la possibilità di accedere a dei benefici attraverso la collaborazione di giustizia, compiendo dunque una scelta, quella tanto criticata dalla Corte di Strasburgo, perché non libera ed incapace di evidenziare possibili miglioramenti del soggetto, ma in linea con le peculiarità dell’organizzazione mafiosa, prima fra tutte l’omertà, il silenzio.

L’art 27 della nostra Costituzione prevede che:

 L’imputato non è considerato colpevole sino alla condanna definitiva. Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato 

E sarà proprio su questo articolo e su tanti altri che la Corte Costituzionale emetterà il suo verdetto, individuando o meno, eventuali profili di incostituzionalità.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *