Peppino Impastato, il ragazzo che sognava una Cinisi libera dalla mafia.


 «Se si insegnasse la bellezza alla gente, la si fornirebbe di un’arma contro la rassegnazione, la paura e l’omertà. (…) Bisognerebbe educare la gente alla bellezza: perché in uomini e donne non si insinui più l’abitudine e la rassegnazione ma rimangano sempre vivi la curiosità e lo stupore».

Peppino impastato

Peppino Impastato era questo: un giovane siciliano che sognava un Paese libero dalla mafia, un Paese in cui tutti fossero stati in grado di apprezzarne la bellezza.

Peppino era un giornalista, poeta ed attivista, che avvertiva il desiderio di cambiare il nostro Paese. La sua arma erano le parole, i suoi racconti, la sua radio, la sua denuncia sociale.

La passione per la politica e l’impegno civile

 Egli nacque a Cinisi in provincia di Palermo, il 5 gennaio 1948 da una famiglia mafiosa, ma nonostante questo, attraverso le varie iniziative come la nascita del gruppo Musica e cultura, che svolgeva diverse attività culturali e poi la nascita di Radio Aut, denunciò sempre la mafia.

Radio Aut

Interruppe per questo motivo i legami con il padre, lasciò la sua casa, iniziò un’attività politica di sinistra ed intraprese un forte impegno antimafia.

“I Cento Passi”


Peppino Impastato: “Mio padre, la mia famiglia, il mio paese! Io voglio fottermene! Io voglio scrivere che la mafia è una montagna di merda! Io voglio urlare che mio padre è un leccaculo! Noi ci dobbiamo ribellare. Prima che sia troppo tardi! Prima di abituarci alle loro facce! Prima di non accorgerci più di niente!”



Non fu facile fare tutto questo, ma la sua forza e la sua passione rappresentarono una spinta per andare sempre avanti nonostante le difficoltà.

Il forte interesse per la politica lo portò ad aderire al Partito socialista italiano di Unità Proletaria e fondare il giornalino “L’idea socialista“.

 Attraverso tutte le sue attività, denunciava quotidianamente gli affari illegali dei mafiosi di Cinisi e Terrasini, specialmente quelli del capomafia Gaetano Badalamenti, chiamato “Tano Seduto” da Peppino. Egli attaccava i mafiosi cercando di usare uno stile tutto suo. Con il programma Onda pazza a Mafiopoli, attraverso la satira si prendeva gioco dei mafiosi e dei politici locali.

Nel 1978 si candidò nella lista di Democrazia Proletaria alle elezioni comunali, nonostante non fosse ben visto da tutta la sua amata Cinisi.

Venne assassinato nella notte tra l’8 e il 9 maggio del 1978, nel corso della campagna elettorale.

I responsabili dell’omicidio fecero in modo che sembrasse un suicidio, ponendo una carica di tritolo sotto il suo corpo, lasciandolo sui binari della ferrovia.

Pochi giorni dopo, gli elettori di Cinisi alle elezioni, votarono Peppino e simbolicamente riuscirono ad e leggerlo al Consiglio comunale.

La matrice mafiosa del delitto nonostante i depistaggi, fu dimostrata anche grazie all’attività di ricerca di una verità scomoda ma necessaria del fratello Giovanni e della madre Felicia Bartolotta.

Spezzarono ogni legame con la famiglia mafiosa e anche grazie al supporto e alla collaborazione dei compagni di militanza e del Centro siciliano di documentazione di Palermo, venne riaperta l’inchiesta giudiziaria sulla morte di Peppino.


Il 9 maggio del 1979, il Centro siciliano di documentazione organizzò, con Democrazia Proletaria, la prima manifestazione nazionale contro la mafia della storia d’Italia, a cui parteciparono tantissime persone che si recarono proprio nel luogo in cui Peppino aveva lottato con tutte le sue forze

Il 5 marzo 2001 la Corte d’assise condannò a trent’anni di reclusione Vito Palazzolo e l’11 aprile 2002 fu condannato all’ergastolo Gaetano Badalamenti per l’omicidio di Peppino.

La casa della madre Felicia, dopo la morte del figlio, divenne un luogo di memoria e speranza. La madre infatti, capì l’importanza di raccontare la storia del figlio, del suo coraggio, del suo amore per la vita, ed amava incontrare i giovani, invogliandoli a conoscere queste storie.

Il film “I Cento Passi “che racconta la vita di Peppino, è stato fondamentale per far conoscere a tutti il coraggio di questo giovane siciliano, un film che riesce a far emergerne tanti lati del ragazzo, un vulcano di idee, di caparbietà e speranza.

I “cento passi” erano quelli che separavano effettivamente casa sua da quella del boss Tano Badalamenti, bene che è stato confiscato alla mafia e che adesso è ospita una biblioteca.

Oggi è ancora possibile ripercorrere quei 100 passi fino alla casa di Peppino, entrare nella vita di questo ragazzo, visitando la “Casa della Memoria “ed incontrare i suoi familiari. Il 6 maggio 2019 si sono recarti a Cinisi anche Sandro Ruotolo e Paolo Borrometi, per ricordare Peppino, per testimoniare una memoria attiva ed un impegno quotidiano.

Sandro Ruotolo, Luisa Impastato e Paolo Borrometi
(foto di Paolo Borrometi)

Questi due uomini, come Peppino, utilizzano le parole come uno strumento per opporsi alla criminalità, ed è proprio a causa delle inchieste giornalistiche e dei libri vivono da anni sotto scorta.

Hanno avuto modo anche di incontrare la nipote di Peppino, Luisa Impastato, che è stata anche ospite nel programma televisivo “Vieni da Me” il 7 maggio 2019, e che come la nonna ed il padre, sta continuando a raccontare, specialmente ai più giovani, la storia dello zio.


«Mia nonna ha dovuto lottare non solo contro la mafia, ma anche contro tutti quelli che sostenevano che Peppino fosse un terrorista suicida. »

Film “Felicia Impastato”

Il film che racconta il coraggio e la forza della madre di Peppino è “Felicia Impastato” del 2008, con la straordinaria interpretazione di Lunetta Savino. E’ il film che racconta la storia di una madre che ha lottato con tutte le sue forze affinché venisse alla luce la verità.

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