Vendette trasversali, la storia di Tommaso Buscetta.

Il 7 dicembre 1984 fu ucciso a Bagheria Pietro Busetta, un imprenditore completamente estraneo agli ambienti mafiosi, ma cognato di Tommaso Buscetta, che in quegli anni, decise di collaborare con la giustizia.

Tommaso Buscetta

Pietro aveva solo 62 anni quando fu ucciso e l’unica sua colpa fu quella di aver sposato Serafina Buscetta, sorella di Don Masino.

Tommaso Buscetta, il boss dei due mondi, chiamato anche Don Masino, era un boss palermitano, appartenente al mandamento di Porta Nuova. Per alcuni anni visse all’estero, tra Argentina e Brasile, per poi ritornare a Palermo occupandosi di contrabbando di sigarette e stupefacenti, per poi venire arrestato.

Quando scoppiò la Prima guerra di mafia, nel 1962, Buscetta cercò di non esporsi troppo, per evitare di essere ucciso.
Riuscì a sopravvivere, nonostante gli agguati e le ricerche costanti da parte della polizia e si diede alla fuga in Svizzera, poi Messico, Canada e Stati Uniti D’America, per poi arrivare in Brasile e occuparsi di traffico di droga.
Per sfuggire alla polizia cambiò numerose identità, sottoponendosi anche a degli interventi chiururgici.
Fu arrestato nel 1972 in Brasile, estradato in Italia e condannato a 10 anni di reclusione nel carcere Ucciardone di Palermo.
Quando fu trasferito riuscì ad evadere e cercò protezione dalla famiglia Bontate e Inzerillo, le famiglie mafiose storiche di Palermo, che si opposero all’ascesa di Totò Riina e dei Corleonesi, venendo quasi tutti uccisi.
Buscetta scappò in Brasile per fuggire dai Corleonesi che avevano intenzione di ucciderlo, ma non potendo arrivare a lui uccisero appunto suo cognato Pietro Busetta, quattro nipoti, suo genero, suo fratello, due cugini, due figli.
Successivamente fu arrestato e le autorità italiane ne chiesero l’estradizione.
Nel 1984 giunto in Italia iniziò a collaborare con Giovanni Falcone.

Tommaso Buscetta


Venne estradato negli Stati Uniti con una nuova identità e testimoniò al Maxiprocesso nel 1986 e nel processo Pizza Connection a New York.
Negli anni successivi dopo le stragi del 92, dichiarò alle autorità la connivenza esistente tra Salvo Lima, Giulio Andreotti e gli ambienti mafiosi.
Per questo motivo di ascoltato come testimone nel processo sulla morte di Mino Pecorelli, giornalista ucciso secondo Buscetta, nell’interesse di Andreotti, il quale però, venne assolto dall’accusa di omicidio mentre verrà accertata la sua connivenza con la mafia per i fatti anteriori al 1980, prescritti al momento dell’emissione della sentenza.
Buscetta morì in Florida di cancro nel 2000 a 71 anni.

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